COME UN BAMBINO CHE ROMPE UN VASO DI FAMIGLIA

Vedo l'ultimo ciclo di lavori di Myriam Cappelletti un pò così, come l'atto involontario di un bambino che rompe un vaso di famiglia... e impaurito dalle precedenti sgridate dei genitori, cerca di nascosto di aggiustarlo e di farlo apparire "accettabile", come prima. Il come prima di Myriam Cappelletti è la figurazione, la forma riconoscibile, che ha caratterizzato per molti anni il suo percorso, progressivamente, in silenzio, e quasi di nascosto, provate ad abbandonare come uno stanco rapporto che non si può veramente tagliare del tutto, per la libertà dell'astrazione. Allora, visi, alberi, pesci e lettere, sono come amanti a cui non si può rinunciare, segni del valore simbolico personale troppo importanti da poter escludere, che emergono dal colore puro dove libera le sue emergenze. Impaurita poi dalla propria intensità energetica espressa nel colore steso in maniera veloce ed istintuale, interviene di nuovo sulla tela cesellandolo con quei piccoli e delicati segni che assumo l'apparenza di ricami. E' nella tensione tra i due poli dell' Es e del Super - Io che si pone il lavoro di Myriam Cappelletti, e non mi stupisce quindi il recente utilizzo di lunghe tele e drappi su cui il colore può essere steso in maggior quantità spaziale e in maniera più libera e stratificata, su cui agisce poi in togliere per far scaturire la forma concreta, quasi di nuovo a voler dimostrare la sua capacità di tenere la situazione sotto controllo. Ma ben venga la sua libertà. I frequenti cicli cromatici del verde, dell'azzurro e del rosso. Si pongono dunque come trascrizioni di periodi esistenziali ed intimi, in qualche modo criptati, che all'osservatore non lasciano altra strada che quella di sentire con lei piuttosto che capire il suo essere al mondo.

 

Veronica Caciolli, settembre 2005